Archivi tag: un po’ mi vergogno (e voi non siete d’aiuto)

hanno trafugato un amore

hanno
trafugato un amore
pensando di farci
tanti soldi
prima l’hanno preso e legato
poi caricato sul furgone
tu-tum, sull’autostrada,
tu-tum, per chilometri
fino alla presenza dei gabbiani
a fare da scorta armata
al porto dove l’hanno caricato
sulla nave mercantile
che poi ha preso il mare
per portarlo a destinazione
e farci tanti soldi
e lui se n’è stato lì
fin quando han preso il largo
e poi la nave mercantile
è colata a picco
in meno di mezz’ora
con lo scafo squarciato alla chiglia
e il suo equipaggio fatto a pezzi
perché un amore non è
una tela di Monet appesa al muro
ma una bomba innescata
senza fili blu e rossi da tagliare
che esplode distruttiva
quando inutilmente la rubi agli unici
artificieri al mondo
disposti a morire
pur di conservare intatto
l’ordigno bellico
del loro legame.

firma Ale

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gli amanti

gli amanti
non sono fiori
né stelle, né fiamme
ma secchi di bitume caldo
svuotati su letti di lino bianco
gli amanti si avvinghiano affamati
dando la schiena a serrature chiuse
generando l’apnea di quelle loro bocche
incollate sigillate ingabbiate prosciugate
e non si sdraiano sui divani, gli amanti,
li assaltano,
ne stracciano i cuscini, le sedute
gli amanti cambiano destinazione d’uso
alle cose
alle superfici
e non aspettano l’estate per esser nudi
è che gli amanti
sono giugno luglio agosto e la prima
settimana di settembre
gli amanti sono sferraglianti locomotive a carbone
lanciate veloci in discese che quasi deragliano
da quell’equilibrio sottile come un binario
gli amanti sono specchi ustori
sono forni a legna
sono pietre focaie
e il fuoco della loro frizione
scalda e illumina una notte,
quella degli amanti,
che notte, per loro
più non è.

firma Ale

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dal bosco, all’alba

questo cielo serale
che promette e non mantiene
questa corda che stringe ma non lega
questi denti, e le labbra
e le corse a perdifiato
all’uscio della casa dalle pareti di vetro
elevata a mezzo metro dal suolo
in questo bosco di conifere
dove nasconderci, al crepuscolo civile
come scintillanti chiodi nuovi
spinti a fondo
in sporche assi di legno antico.

hai occhi che non ammettono attese
tu
in questo luogo
così esposto agli sguardi
ed ai venti che spirano da nord
guardandomi guidare bendato
nel buio di questa notte
piena di nulla
piena di noi
domandati
(e semmai dimmi)
se non sia forse l’ombra lunga
dell’alba
quella che si stende sul prato
sul quale cammino scalzo
di ritorno
alla città.

con dedica a Philip Johnson
firma Ale

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