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ma sai cosa, alla fine, sticazzi

ti alzi
molli tutto
ondeggi fino al bancone
e ci vai
(ché io t’osservo)
con quell’aria da prefestivo che hai

al tizio rasta, poi
poco lavato, direi
che domanda ciò che vuoi
rispondi
una birra pigra
pigra come un regionale al binario

e tuttavia
lui non manca di coraggio
nell’afferrare un boccale
per servirtene una a caso

invece di scavalcare
con un balzo
il bancone
e prenderti la testa
tra le mani,
con le mani
e baciarti a cercarti l’anima
e invece
invece niente
e invece io
io che lo sento
l’eco della tua anima monella
(e tra l’altro mi lavo)
m’alzo

mollo tutto
persino questa penna sfinita
e volo
senz’ali
al tuo cospetto
scavalcando ciechi e sordi
che arredano il locale
mentre il resto
del mondo
collassa

e pure a me manca poco

se continui a
darmi corda come fai
mentre scivolo
sul piano inclinato del tuo sorriso

e lo sento sai
che da qui
vivo non uscirò mai
ma per lo meno
scoprirò di che morte morire
e di chi, di te

ma sai cosa
alla fine
sticazzi

il tempo è un tubo che perde
e questo a me pare
in tutto e per tutto
un attimo di muto trionfo
nella mia vita urlata
sebbene ormai morente
nella sequenza finita
dei miei respiri.

firma Ale Di Cicco

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se solo potessimo vivere questo pomeriggio per tutta la vita

se solo potessimo vivere
questo pomeriggio per tutta la vita
avremmo risa inossidabili
e non dovremmo più
sfamarci
o dissetarci
se non delle nostre
stesse bocche di carta
se solo potessimo vivere
questo pomeriggio per tutta la vita
mai più vedremmo
alcuna alba
alcun tramonto
e tutto s’allungherebbe nel burro
dei nostri passi leggeri
dei cortili assolati
delle genti distrattamente
rispettose
dei nostri abbracci di corda
se solo potessimo vivere assieme
questo pomeriggio per tutta la vita
a che servirebbero
strade aeroporti e binari
mutui cappelli e portoni
liane dobloni e candele
se solo potessimo vivere
questo pomeriggio per tutta la vita
sarebbe molto
molto più che abbastanza.

firma Ale

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sei.

sei la sapidità del salame
e la salute di un bicchiere di latte
sei ciò che è stato e quel che viene
sei una persiana che sbatte
in un posto abbandonato
sei un bricco che trabocca
un nastro nei capelli
l’eco di un colpo di pistola
sei un ponte di corde sulle Ande
sei i tuoni e sei i lampi
sei le tende mosse
nella notte dal vento
sei una costa senza faro
sei cardine sei cerniera
sei l’ultima foglia del ramo
e l’ultima vite del motore
sei una pioggia smemorata
d’acqua che non sa da dove viene
sei i piccoli e rapidi momenti
che ti racchiudono nel giorno
e la tiepida presenza
del respiro di mare notturno
che mi dorme
giust’accanto.

firma Ale

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