ti alzi
molli tutto
ondeggi fino al bancone
e ci vai
(ché io t’osservo)
con quell’aria da prefestivo che hai
al tizio rasta, poi
poco lavato, direi
che domanda ciò che vuoi
rispondi
una birra pigra
pigra come un regionale al binario
e tuttavia
lui non manca di coraggio
nell’afferrare un boccale
per servirtene una a caso
invece di scavalcare
con un balzo
il bancone
e prenderti la testa
tra le mani,
con le mani
e baciarti a cercarti l’anima
e invece
invece niente
e invece io
io che lo sento
l’eco della tua anima monella
(e tra l’altro mi lavo)
m’alzo
mollo tutto
persino questa penna sfinita
e volo
senz’ali
al tuo cospetto
scavalcando ciechi e sordi
che arredano il locale
mentre il resto
del mondo
collassa
e pure a me manca poco
se continui a
darmi corda come fai
mentre scivolo
sul piano inclinato del tuo sorriso
e lo sento sai
che da qui
vivo non uscirò mai
ma per lo meno
scoprirò di che morte morire
e di chi, di te
ma sai cosa
alla fine
sticazzi
il tempo è un tubo che perde
e questo a me pare
in tutto e per tutto
un attimo di muto trionfo
nella mia vita urlata
sebbene ormai morente
nella sequenza finita
dei miei respiri.
[le altre]