I nastri di Legasov - NASTRO 4, LATO B

I nastri di Legasov – NASTRO 4, LATO B

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In secondo luogo, una volta riversata la sabbia c’era la questione dell’isolamento termico, portando ulteriori problemi di un possibile riscaldamento dell’area. Quindi vennero introdotti elementi come la dolomite e piombo. Il piombo è difficile da ossidare, mentre la dolomite decade. Dal punto di vista endotermico, il piombo richiede calore per fondersi; anche la dolomite necessità di calore per sciogliersi; SiO2, la sabbia, richiede anch’essa calore per sciogliersi. È così che gran parte del calore è stato assorbito dai processi endotermici.

Infine, elementi come l’argilla, ad esempio, ebbero il ruolo di elementi filtranti atti a impedire che parte degli isotopi radioattivi penetrassero nell’ambiente esterno. Tutto questo ragionamento dovrebbe essere correlato a grafici reali: quando e cosa sia stato emesso e quando si fermò. In particolare, va detto che non tutte le misure furono prudenti. Ad esempio, l’iniezione di azoto liquido che venne fatta su mia proposta intorno al 2 maggio e attuata intorno al 4 o 5 si rivelò inutile perché quando la proposi non si conosceva ancora l’entità della distruzione del reattore e non si conosceva nemmeno la circolazione naturale dell’aria, il suo flusso naturale. Ma dopo qualche giorno calcolammo che il flusso d’aria fosse così alto che iniettarlo e diluirlo con azoto liquido non avrebbe avuto alcun effetto. Prima di tutto trapelava attraverso gli interstizi laterali e praticamente passava dalla zona del reattore che conteneva il combustibile; in secondo luogo, la sua quantità era stata calcolata in modo del tutto errato. Questo è il motivo per cui interrompemmo l’iniezione di azoto liquido. Questa misura non si è rivelata utile nella pratica.

Per quanto riguarda il piombo, va notato come il nostro piano iniziale fosse di posizionare in loco del metallo, nello specifico dei pallini di ferro. Il materiale era disponibile nella centrale ma si trovava in una stanza fortemente contaminata, rendendo impossibile caricarlo sugli elicotteri. Inoltre, non conoscevamo le temperature esatte in vari punti del reattore di Chernobyl distrutto. Diciamo che nei punti più caldi l’intervallo di temperatura era di circa 300-350 gradi celsius. Per questo intervallo di temperatura, il piombo sarebbe stato l’elemento più adatto come scudo contro le radiazioni. Per le aree con temperature più alte che si trovavano più in basso avremmo dovuto posizionare del metallo, ma poi esso avrebbe generato energia aggiuntiva a causa dell’eccessiva ossidazione. Ecco perché poi scegliemmo SiO2, sabbia, allo stesso scopo, cioè sciogliersi, scorrendo poi allo stesso modo della dolomite, dato che l’ossido di magnesio è un conduttore di calore relativamente buono, il più conduttivo tra tutte le ceramiche. Ecco perché tutte queste misure furono abbastanza sensate.

Ora, con l’introduzione di tutti questi elementi, come il piombo, ad esempio, valutammo se ci fosse stata contaminazione da tali sostanze nell’area. Facemmo un semplice calcolo. Furono sganciate 2400 tonnellate di piombo; il presupposto era che tutto questo materiale entrato nella zona calda fosse evaporato, il che è impossibile perché la maggior parte si sarebbe condensata comunque ai livelli superiori. Quindi abbiamo ipotizzato che, anche se tutto il piombo fosse evaporato, considerando la zona di esclusione di 30 chilometri, la contaminazione della stessa sarebbe risultata inferiore alle concentrazioni consentite. Più tardi il compagno Izrae con i suoi compagni misurò la concentrazione di piombo sia in aria che a terra. Si appurò che la contaminazione presente fosse stata determinata esclusivamente dal piombo proveniente dai tubi di scappamento delle automobili dalla benzina con piombo. E su questo sfondo, sullo sfondo della contaminazione da piombo, rilevare la contaminazione causata dalle 2400 tonnellate di materiale rilasciate era quasi impossibile. Si è parlato molto di avvelenamento da piombo. Ecco perché i calcoli dovevano essere molto precisi tenendo conto di tutte le misure prese.

Occorrerebbe poi dire qualche parola sui principi della costruzione del sarcofago. C’erano 17 progetti ma solo due o tre meritano di essere descritti. Del primo concetto, il tumulo arginato, sul perché l’abbiamo rifiutato. Poi la seconda opzione, un sarcofago ma con cupola in cemento; perché l’abbiamo rifiutato, perché la struttura non avrebbe resistito. Perché la cupola in cemento, che sarebbe stata sicuramente migliore, sia stata sostituita con una tubazione e una copertura metallica adeguata. Queste circostanze devono tutte essere spiegate.

Sarebbe necessario spiegare i seguenti fatti in questo ordine. Questo è molto importante. Parecchi paesi del mondo risposero ai nostri problemi, inviato telegrammi, proposte, eccetera. Ci convincemmo che nessun paese al mondo avesse un piano d’azione provato e verificato sperimentalmente per una situazione del genere. Questa è la prima circostanza.

Secondo: non c’erano dosimetri con scale adeguate a dosi minime e massime. Non c’erano aerei senza pilota che potessero essere dotati delle necessarie apparecchiature di misurazione al momento dell’incidente, all’inizio, per essere precisi. Questo ci costrinse a usare elicotteri con equipaggio, il che causò un’ulteriore esposizione alle radiazioni per le persone e resero questi voli pericolosi perché gli elicotteri avrebbero potuto scontrarsi con alcune strutture e portare alla distruzione, ad esempio, di un blocco vicino.

Tornando un po’ indietro, va sottolineato che le azioni dei vigili del fuoco furono logiche. Lo dico dato che molti giornalisti e alcune opere teatrali raccontano che i vigili del fuoco rimasero lì inutilmente per diverse ore e di conseguenza vennero esposti ad alte dosi di radiazioni. Le loro azioni furono razionali. C’era idrogeno nei generatori nella sala macchine; c’era olio motore in diversi ambienti. Essi si aspettavano che l’incendio potesse diffondersi al terzo blocco e causare danni sia lì che nel quarto blocco. Questo è il motivo per cui le loro azioni furono veramente disinteressate e, soprattutto, razionali; non furono affatto azioni inutili derivanti dall’ignoranza.

Inoltre, dobbiamo tornare al fatto che né il lavoro né i robot da ricognizione fossero disponibili in qualche paese del mondo. Comprammo e provammo robot di altri paesi ma essi fallirono o perché non riuscivano a superare gli ostacoli nel blocco distrutto, o perché non potevano essere controllati quando l’elettronica si guastava a causa degli alti campi gamma. Solo di recente – anche questo deve essere descritto – i nostri robot da ricognizione sono stati sviluppati presso l’Istituto per l’Energia Nucleare e utilizzati sul campo, come detto in precedenza.

È necessario parlare poi dello schema di gestione per il processo di liquidazione, cioè della separazione delle funzioni. C’era un gruppo a indagare sulle cause dell’incidente, un gruppo che si occupava della decontaminazione e della preparazione al riavvio del primo e del secondo blocco, un gruppo che ha lavorava sull’analisi di ciò che veniva fatto nel quarto blocco, le sue macerie, la diagnostica, la ricerca e altre cose necessarie, un gruppo che lavorava alla progettazione del sarcofago stesso e uno che lavorava alla sua costruzione. C’era poi il gruppo dell’Esercito che effettuava la decontaminazione del territorio, un altro che costruiva nuovi spazi abitativi per la popolazione evacuata, un gruppo che lavorava alla creazione di posti di decontaminazione per controllare i trasporti e bonificarli. Tutto questo andrebbe descritto nel modo più completo e dettagliato.

Dopo di che, a mio avviso, andrebbe descritta la sezione denominata “Stato attuale”, affermando l’esistenza di un Consiglio di Coordinamento nell’Accademia delle Scienze, il quale includeva i capi di dipartimento responsabili del tipo di lavoro in questione – Gosagroprom, Minsredmash, Minatomenergo, eccetera, nonché eminenti scienziati-esperti nei campi della medicina, della radiologia, dell’agricoltura e così via. Questo Consiglio di Coordinamento analizzava sistematicamente la situazione relativa a tutte le circostanze intorno all’incidente di Chernobyl. Anche questo aspetto organizzativo dovrebbe essere descritto.

C’è poi il lavoro di Vladimir Fyodorovich Dyomin, quale affrontò quanto segue in modo molto lucido. Quante aree e persone vennero colpite e in che misura; cosa fosse stato ripristinato e cosa no. Tutto ciò che riguarda le conseguenze, dai feriti ai danni alla “foresta rossa”, dovrebbe essere accuratamente e chiaramente descritto. I fattori psicologici derivanti dal processo di liquidazione non devono in nessun caso essere dimenticati. Perché tutta una serie di malattie riscontrate nelle persone, tutta una serie di fenomeni legati al personale sopravvissuto a questa tragedia, non erano collegati alla malattia da radiazioni. Questo è stato stabilito inequivocabilmente dai medici. Tuttavia, lo shock psicologico e, diciamo, a causa di quello shock psicologico, la distonia cardiovascolare è stata riscontrata in un gran numero di esperti e continua a essere riscontrata fino ad ora. Il modo di lavorare a turni, tutto ciò che è stato sperimentato, eccetera, tutte queste circostanze devono naturalmente essere descritte come fattori secondari. Qui i medici hanno molte informazioni e credo che Vladimir Fyodorovich lo sappia bene. In caso contrario, sarebbe il caso che fosse informato.

Dopo aver descritto le conseguenze dell’incidente andrebbero delineate le misure di ricerca in ambito agricoltura in corso al momento. Ciò che è già stato scoperto, ciò che ci incoraggia in merito all’accumulo di elementi radioattivi all’interno di pesci e animali che si trovano all’interno della zona dei 30 chilometri, ciò che non fa paura, ciò che è utile, ciò che è inutile, il comportamento delle varie specie arboree, tutti i risultati di Gosagroprom – per lo meno quelli che attualmente molto evidenti – dovrebbero essere descritti. Questa parte di racconto sulle conseguenze dovrebbe concludersi con parole normali: che questo è un programma a lungo termine, che le conseguenze di questo incidente si manifesteranno per molti, molti anni, descrivendo come si manifesteranno e che il fronte della ricerca è un piano ampio e, per così dire, approssimativo. È possibile parlare in sicurezza dei programmi guidati da Ruteny Mikhailovich Polevoy, il quale ne ha stabiliti molti. Possono essere considerati come direttive che il lavoro dovrebbe prendere. Tutto questo andrebbe fatto.

Importante sarebbe anche parlare delle varie organizzazioni coinvolte sia sul sito che nei loro uffici, del centro di radiologia medica creato sul posto. Tutto questo, a mio parere, dovrebbe essere descritto in questa parte di racconto come ovvio e chiaro.

Questa parte del racconto non può poi essere conclusa solo con cose ovvie e chiare. Bisognerebbe porsi tutta una serie di domande. Ad esempio, non ci è chiaro perché non ci sia stata una completa conformità nel declino della radioattività nel quarto blocco. In alcune aree, si è ridotto più velocemente rispetto a quanto previsto dalle leggi del decadimento radioattivo. Ci sono varie teorie, ma restano tali. Pertanto, non possiamo ancora spiegare completamente questo fenomeno, ma tali teorie esistono.

Ci sono poi problemi irrisolti. Ad esempio, quelle notevoli fotografie che sono sul mio tavolo, portate da Nikolai Nikolaevich Kuznetsov, dove l’abete rosso è passato alla forma del pino, cioè i ramoscelli dell’abete hanno iniziato a ramificarsi allo stesso modo dei pini. Stiamo iniziando a ricercare la causa di questo fenomeno che, va detto, non ci è affatto chiara. Tutto questo dovrebbe essere raccolto in un gruppo di domande senza risposta, dove abbiamo fatti e nessuna spiegazione degli stessi. Questo, come mi sembra, dovrebbe essere evidenziato perché sarebbe sciocco affermare che tutto ci sia già pienamente evidente, pienamente chiaro.

A proposito, guardando indietro, voglio dire ancora una volta che la questione di come sia stata aggiunta la reattività positiva è oggetto di discussione, perché ci sono vari modi che potrebbero portare all’aggiunta di reattività positiva in un reattore così incontrollabile. Nessuno di essi corrisponde inequivocabilmente a tutti i fatti sperimentali; ecco perché le discussioni sono in corso. Ma in realtà, questo non ha un significato particolare. Perché la cosa principale è che, in linea di principio, è stato possibile aggiungere reattività positiva con un’accelerazione così forte. Questa è la cosa principale mentre i dettagli specifici non sono così importanti. La discussione stessa mostra che c’erano diversi modi per portare il reattore allo stato in cui si trovava.

Sul lavoro di Vladimir Fyodorovich, ipotizzo che Vladimir Konstantinovich debba essere coinvolto in due modi. Il primo modo è spiegare brevemente e molto chiaramente che, fin dall’inizio, l’Unione Sovietica non nascose nulla. Ci sono domande sul come e perché sia stato annunciato così tardi? Beh, perché nessuno sapeva esattamente cosa fosse successo. Nessuno voleva scatenare il panico o dare informazioni sbagliate. E quali misure internazionali siano state prese, quali convenzioni siano state adottate, qual sia stata la posizione sovietica sulla cooperazione internazionale. Questo è un punto fermo.

Sarebbe necessario esprimere una filosofia per la quale, come ha dimostrato l’esperienza dell’incidente di Chernobyl, qualsiasi dispositivo vada considerato come in grado di causare problemi non solo nel paese in cui si trova, ma anche nei paesi vicini, e causare non solo danni da radiazioni, ma anche perdite economiche e psicologiche in quei paesi. Le questioni delle ispezioni internazionali, dei controlli di qualità delle strutture costruite, eccetera, tutto questo per creare un’unica procedura internazionale: è necessario esprimere questo desiderio, sarebbe giusto e necessario.

In linea di massima, il racconto delle attività internazionali andrebbe suddiviso in due parti. La prima parte dovrebbe riguardare ciò che l’Unione Sovietica ha fatto in ambito internazionale: quali evidenze ha presentato, chi ha invitato, chi ha ospitato, di chi ha accettato l’aiuto e di chi lo ha rifiutato. La seconda parte dovrebbe riguardare come sarà necessario ispezionare, controllare e verificare reciprocamente il livello di sicurezza dell’energia nucleare sul fronte internazionale. Penso che Vladimir Konstantinovich dovrebbe sviluppare questi punti.

E infine, l’ultima ma, dal mio punto di vista, più importante parte di racconto. Dovrebbe iniziare con l’elenco delle misure previste in Unione Sovietica per aumentare la sicurezza dell’energia nucleare. Ebbene, sono elencati nei rapporti presentati a Vienna, i quali dovrebbero quindi essere inclusi. Tutte le pianificazioni. Tutte le implementazioni. E poi, dal punto di vista di Vladimir Mikhailovich Novikov, poter affermare che il livello di sicurezza del reattore che abbiamo attualmente sia probabilmente sufficiente per garantire che Chernobyl non si ripeta. Anche se, devo dire, per quei reattori che non dispongono di contenimento queste misure probabilmente non saranno sufficienti. Dobbiamo pensare ad alcune misure speciali per localizzare eventuali incidenti in quei 28 reattori non dotati di contenimento.

È chiaro che queste misure di localizzazione debbano essere dinamiche poiché è economicamente e tecnicamente impossibile costruire su di essi dei contenimenti. Questi metodi non tradizionali di localizzazione dinamica per possibili incidenti in tali strutture devono essere pensati da noi oggi, beh, principalmente dalla comunità sovietica perché è un nostro problema, anche se saremmo lieti di collaborare a livello internazionale per questo compito. Questo è il problema. Quindi questo è quello che è. Oggi le nostre misure sono pianificate; questo e quello sono stati implementati e tali questioni ci preoccupano.

Poi interviene la filosofia. Può l’Unione Sovietica, ad esempio, limitare il numero di impianti che ci sono, mettendo gradualmente fuori servizio quelli che non hanno contenimento e quindi passare ai combustibili fossili? Kuzmin e il mio lavoro possono essere utilizzati in considerazione di questa particolare domanda – se sia possibile fare a meno delle fonti nucleari nel nostro paese così ricco di combustibili fossili – e mostra che è impossibile. Che avremo bisogno di fonti nucleari in quantità sempre crescente, in primo luogo per considerazioni economiche, di risorse e, in secondo luogo, ambientali. Soprattutto, sottolineare che le fonti nucleari, come tutte le fonti precedenti, non sono solo portatrici di energia ma anche di nuove tecnologie. Si può dedurre dai miei lavori più vecchi che oggi usiamo principalmente il calore, le radiazioni; ma in realtà è possibile produrre materiali sintetici, legare, modificare, rimuovere impurità nelle fonti nucleari in modo più semplice ed economico di quanto non si faccia oggi, ad esempio, nell’industria chimica o metallurgica. Questa è una prova in più che non possiamo farne a meno.

Esiste una descrizione, sviluppata da Vladimir Mikhailovich, su come dovrebbe essere un’energia nucleare sicura. Non parlerò di reattori sicuri perché i requisiti formulati da Novikov sono molto precisi. Ma a questi requisiti va aggiunto l’intero ciclo di sicurezza del combustibile nucleare. Per gli impianti di lavorazione e arricchimento si devono fare stime quantitative, simili a quelle che sono state fatte per il reattore. Considerando l’ultimo incidente in Brasile, vale anche la pena menzionare l’uso dei radiofarmaci e le forme del loro utilizzo. Sembra impossibile smettere di usarli, ma è possibile rendere sicuro il loro uso.

La questione dovrebbe essere pensata in modo tale che la comprensione dell’energia nucleare sicura sia la più ampia possibile e non limitata solo alla questione della creazione di un reattore sicuro. Vorrei davvero chiedere di fare una dichiarazione del genere che, ad oggi, non abbiamo energia nucleare sicura, o un concetto di energia nucleare sicura, o almeno un concetto di reattore nucleare sicuro che sia completamente pronto. Poiché il numero di tali impianti nucleari deve aumentare, il problema diventa urgente. Il tempo a disposizione per risolverlo non è poco ma neanche troppo. Sono circa 15-20 anni entro i quali tutte le questioni di cui stiamo discutendo qui dovranno essere risolte. Questa, grosso modo, è la struttura secondo la quale tutto il materiale dovrebbe essere preparato. E ripeto che dovrebbe basarsi sul lavoro che abbiamo fatto in precedenza in modo da fare riferimento alle nostre fonti e non a quelle di qualcun’altro.”

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Ndr. Qui comincia la  porzione finale di registrazione relativa all’intervista dello scrittore Adamovic all’amico Legasov.

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Legasov: “Prima di tutto, potresti immaginare che io abbia un posto speciale in tutta questa storia perché sono nel campo dell’energia nucleare da 15 anni. Tuttavia, la mia posizione è alquanto distintiva. Sono un radiochimico, cioè nella progettazione dei reattori, ad esempio, sono coinvolto solo dalla posizione di essere presente alle riunioni del consiglio per ascoltare le discussioni, i dibattiti, eccetera che vi avvengono, da cui io, ovviamente, acquisisco una prospettiva. Ma come si può capire dal discorso, sono il direttore dello stesso dipartimento che supporta il ciclo del combustibile nucleare, cioè separazione degli isotopi, smaltimento della radioattività. La mia posizione è quella di un osservatore esterno, per così dire, e anche di un partecipante.

Eppure, poiché si erano persi dieci anni e poiché non era necessariamente adottata la filosofia internazionale secondo cui ogni reattore dovesse trovarsi all’interno di un contenimento, questi reattori sono stati introdotti nell’infrastruttura nazionale. E non sono stati costruiti dal Ministero della Media Costruzione di Macchine, ma dal Ministero dell’Energia. Le centrali nucleari di Kursk, Chernobyl, Smolensk utilizzano tutti questi reattori RBMK. Tuttavia, sottovoce, tutti gli operatori, tutti gli ingegneri e gli esperti, tutti dicevano che questo è un reattore molto difficile da controllare.

In economia, nel costo per chilowattora di energia, nel consumo di carburante, era più o meno lo stesso dei reattori VVER, migliore per certi versi, peggiore per altri.  Che fosse più difficile da controllare divenne però chiaro. La cosa principale, e continuo a tornarci su, il crimine principale commesso è stato quello di aver introdotto una filosofia criminale nell’energia nucleare sovietica, permettendo di costruire centrali, di qualsiasi tipo, VVER o RBMK, senza contenimento. Se fossero stati previsti dei contenimenti, allora RBMK semplicemente non sarebbe esisito; come non succedeva in nessuna parte del mondo, con questo tipo di reattore. La mia partecipazione agli eventi di Chernobyl era certamente giustificata perché non c’era più un reattore, solo i suoi resti, che è la mia specialità diretta. Questa è chimica nucleare e non nucleare. Bisogna capire quali processi stiano avvenendo con gli elementi radioattivi, come differiscono da altri processi, cosa può essere introdotto e a cosa porterà. Questa potrebbe essere stata una coincidenza davvero casuale, ma questa è davvero la mia specialità diretta.

Ma la cosa principale è che, per diversi anni, ho osservato vari scontri, all’interno dell’Unione Sovietica e anche a livello internazionale, tra gli esperti nel campo dei tipi di reattori e anche in generale sulla necessità o meno di sviluppare l’energia atomica. Allo stesso tempo, sotto la mia guida si è sviluppato il lavoro nel campo della sicurezza della produzione chimica, che rappresenta a sua volta un grande pericolo. Quindi, da un punto di vista strettamente professionale, capisco molto bene i problemi di sicurezza e come gestirli. Questo è il motivo per cui sono una figura così indistinta: perché, da una parte, conosco le questioni della sicurezza nella loro forma filosofica complessiva, come dovrebbero essere poste e risolte, conosco il ciclo del combustibile nucleare e le sue parti esterne e, d’altro canto, sono stato un osservatore della saga dei reattori.

Chernobyl è iniziata, a mio parere, nel 1961, cioè nell’anno stesso in cui Gagarin volò nello spazio, ovvero nel momento dell’ultimo e più alto risultato della scienza e della tecnologia sovietica. Anche se generalmente credo che la nostra scienza e tecnologia si siano sviluppate con molto successo, con le buone o con le cattive, sorprendendo il mondo intero con risultati colossali in quasi tutti i campi. E l’apice di questi risultati è stato il volo di Gagarin nello spazio. Dopo di ciò, abbiamo iniziato a cedere bruscamente terreno in tutti i campi, dopodiché abbiamo iniziato a declinare. Questa caduta generale della tecnologia sovietica, le cui ragioni possono essere discusse ampiamente e per lungo tempo, fu contemporanea all’inizio di Chernobyl. Questa non è un’affermazione astratta e non nel senso che avessimo cominciato ad abbassare la cultura tecnica generale. Piuttosto, è un’affermazione concreta.

Il fatto è che, come sai, l’Unione Sovietica è stata la precorritrice dell’energia nucleare. Abbiamo costruito la prima centrale elettrica a Obninsk vicino a Mosca. Quindi abbiamo costruito la centrale nucleare di Beloyarsk e la centrale nucleare di Novovoronezh. Da lì in poi lo sviluppo dell’energia nucleare si è arrestato. Questo era alla fine degli anni ’50. Prevalse infatti una convinzione rispetto al fatto che avessimo abbastanza carbone del Donbass e che non avessimo bisogno di sviluppare l’energia nucleare. Quindi noi, dopo aver aperto la strada al suo sviluppo, lo abbiamo fermato per dieci anni. Le tre centrali nucleari, Novovoronezh, Beloyarsk e Obninsk erano come campi da gioco per gli scienziati, dove i ricercatori risolvevano i loro problemi. Quelli erano tre diversi tipi di reattori che avevano le peculiarità che gli scienziati stavano ricercando. Ma nessuno pensava all’energia nucleare come a un fenomeno su larga scala.

Allo stesso tempo, prima l’Inghilterra e poi gli Stati Uniti d’America, iniziarono a loro volta a sviluppare il proprio settore energetico, non come centrali nucleari separate ma come un’industria vera e propria. Di conseguenza, la loro scienza è stata costretta a considerare immediatamente l’aspetto della sicurezza dell’energia nucleare in un’industria energetica su così vasta scala, dove ci sono un certo numero di centrali, un numero di specialisti coinvolti nel funzionamento di questi impianti e così via. Consideriamo che il nostro Gosplan ha commesso un enorme errore di calcolo basandosi sul presupposto che avessimo abbastanza combustibili fossili di lunga durata e che praticamente non avessimo bisogno di energia nucleare, questo intorno agli anni ’60. Divenne poi evidente come fosse stato fatto un errore di calcolo, che la parte europea dell’Unione Sovietica, dove si concentra l’80% della popolazione e dell’industria, non sarebbe sopravvissuta con il solo carburante disponibile; il carbone di Donetsk era per giunta diventato troppo costoso e comunque insufficiente. Un carburante quindi piuttosto costoso, sia economicamente che dal punto di vista dei trasporti e dal costo ambientale. Divenne chiaro come fosse impossibile non sviluppare l’energia nucleare. L’industria russo-europea non sarebbe sopravvissuta senza di essa.

Infatti, per ragioni ecologiche – e questo molte persone non lo capiscono – è impossibile non sviluppare l’energia nucleare. Supponendo, per un momento, che il politburo decidesse per la chiusura dell’energia nucleare; fermiamo le centrali nucleari attualmente in funzione e non ne costruiamo di nuove; poi subito, in conseguenza di ciò, il livello di contaminazione radioattiva del nostro territorio e della nostra gente aumenta incredibilmente. Solo radioattività, non sto nemmeno parlando di cancerogeni e altre cose. Come mai? Bene, a causa dei molti elementi radioattivi si sono accumulati proprio all’interno dei giacimenti di carbone e petrolio nel corso dei secoli. Inoltre, questi sono specificamente gli isotopi più longevi e i più pericolosi: gli alfa-attivi. Ad esempio, il bacino carbonifero di Kansk-Achinsk, proprio nei suoi strati superiori, contiene 2 milioni di curie di isotopi alfa-attivi a lunga vita. Non appena iniziassimo a utilizzare attivamente il bacino di Kansk-Achinsk, inizieremmo anche a saturare i nostri polmoni con polvere radioattiva lungo le strade su cui viene spedito questo carbone nonché quando lo bruciamo. Pertanto, meno centrali nucleari e più carbone e petrolio abbiamo, maggiore sarà l’inquinamento radioattivo in circostanze normali. Questo è uno scenario molto ovvio.

Certo, sarebbe meglio usare ciò che tutti desideriamo ardentemente, le fonti alternative: eolico, solare e le altre. Ma, qui, dobbiamo essere onesti con noi stessi: entro i prossimi 40-50 anni non ci sarà nulla. Perché anche le migliori cifre odierne mostrano che, nell’energia solare, il costo del lavoro umano sarà 100 volte superiore per unità di potenza e il costo dei materiali 150 volte superiore a quello delle centrali a carbone e nucleari. Indubbiamente, la scienza si occuperà di questo e le cose miglioreranno ma non di 100 o 150 volte. Per questo motivo, la quota di fonti alternative nel prevedibile periodo di 45-50 anni sarà del 5-7%. Questa quota deve essere mantenuta per sviluppare queste fonti energetiche ma non può essere la base dei piani energetici. Così, in questo modo, l’inevitabilità dell’energia nucleare divenne evidente negli anni ’60 ma il ritmo si perse. Poi, divenne una corsa in tutta Europa. Ma, essendo i soldi limitati, non vennero effettuati investimenti per un decennio.

A questo punto è stato commesso il fatidico errore, da cui, in particolare, è “iniziata” Chernobyl. Qual è stato questo fatidico errore? Il mondo accetta il normale standard di sicurezza per qualsiasi industria pericolosa, comprese le centrali nucleari. Questa norma si compone di tre elementi. Uno, rendere il reattore il più affidabile possibile. Due, rendere l’operazione il più affidabile possibile: personale qualificato, buona disciplina, attrezzatura facile da usare, eccetera. E lottare per la massima affidabilità ovunque. Ma poiché il mondo capisce che “al massimo” non significa al 100% e che c’è sempre la possibilità che un componente tecnico si guasti, anche il più affidabile, o che una persona faccia qualcosa, per malizia o ignoranza o per caso, viene introdotto il terzo elemento. Tre, tutta questa pericolosa industria con un reattore al massimo della sicurezza, un funzionamento al massimo della sicurezza, deve essere obbligatoriamente incapsulato; racchiuso in un contenimento come si dice in occidente, posto sotto una cupola come la chiamiamo noi. Quindi se qualcosa, con una probabilità bassa ma comunque presente, accade improvvisamente, rimarrà limitato all’area del reattore stesso. Tutti i problemi saranno circoscritti all’area.

Quanto ai principali criminali… certo. Quelli che sono già stati condannati a Chernobyl sono criminali perché hanno commesso azioni impensabili e sono stati condannati in modo assolutamente legale. Ora le indagini, ulteriori indagini sono in corso e, credo, giudicheranno probabilmente i progettisti del reattore RBMK – almeno secondo me dovrebbero essere giudicati – che hanno commesso almeno tre gravi errori nella progettazione di questo reattore. Gravi errori. E forse dovrebbero assumersene la responsabilità penale. Questo è il mio punto di vista ma non so come andrà a finire.

Ma i principali criminali sono quei leader dell’energia negli anni ’60 che, nonostante l’opinione di fior di esperti sovietici… diciamo, nel nostro istituto, che c’è il membro corrispondente Sidorenko Viktor Alekseyevich; ora è il vicepresidente di Gosatomenergonadzor. Bene, egli scrisse una tesi di dottorato e in seguito pubblicò un libro all’incirca in quel periodo, in cui dimostrava l’impossibilità di avere centrali nucleari senza contenimento, di qualunque tipo, VVER o RBMK; che fosse pericoloso e criminale. Ma, come si suol dire, gli hanno sputato addosso dal grande campanile [ndr. un proverbio russo che significa fregarsene] perché questo rendeva ogni centrale circa il 25-30% più costosa. Dato che il Gosplan pianificava rigorosamente i finanziamenti per l’energia nucleare, ciò avrebbe significato che il 20-30% in meno di centrali nucleari sarebbero state costruite in un dato momento.

Adamovich: [domanda non comprensibile]

Legasov: No, per quanto ne so, Petrosyants non era specificamente coinvolto in queste questioni. All’epoca era nella direzione del Gosplan: il compagno Baybakov, il compagno Voloyants erano coinvolti e il compagno Slavsky era tra i principali responsabili così come il compagno Neporozhny. Quindi questa era la squadra: Neporozhny, Slavsky, Voloyants, Baybakov. Tuttavia, il ruolo di Baybakov era quello di consultare Slavsky e Neporozhny come esperti di energia. E questo non perché non esistesse tale conoscenza. La conoscenza esisteva; gli esperti, tuttavia, non erano unanimi. Per esempio, nel nostro stesso Istituto Kurchatov, l’autore dello sviluppo, il professor Feinberg Savely Moiseevich, ora deceduto, stava sostenendo la possibilità di un reattore senza contenimento, in particolare RBMK.

È molto importante per me che tu capisca che se fosse stata adottata la filosofia internazionale, se ogni reattore fosse stato all’interno di un contenimento, allora il reattore RBMK semplicemente oggi non esisterebbe. Poiché è un reattore a canale ad alta potenza ed è assemblato da molti blocchi, non si adatterebbe a nessun contenimento. E non ci sarebbe l’errore di un progettista perché non ci sarebbe un tale reattore. Ora, sul come è nato e perché, dato che eravamo in ritardo di dieci anni nello sviluppo dell’energia nucleare…

Adamovich: [chiede chiarimenti sul Feiberg]

Legasov: Feinberg era un buon fisico, ovviamente, ma anche lui ha avuto un ruolo in tutta questa storia.

Adamovich: [domanda di difficile comprensione sul ruolo di controllo di Anatoly Petrovich Alexandrov]

Legasov: Anatoly Petrovich non aveva assolutamente nulla a che fare con la progettazione del reattore RBMK. Ma ti parlerò più tardi del ruolo di Anatoly Petrovich Alexandrov nel modo più obiettivo possibile. Dal mio punto di vista, ha un certo grado di colpa, ovviamente, ma piccolo. Lui è troppo meritorio, ha fatto troppo perché il Paese ne parli in questo modo, ma…

Adamovich: [domanda di difficile comprensione sulla presunta citazione di Alexandrov in cui sosteneva l’installabilità del reattore RBMK sulla Piazza Rossa, data la sua sicurezza]

Legasov: No, non è così. Lo ha detto in merito a uno dei reattori, l’AST, una centrale nucleare di tipo completamente diverso, che è davvero la più sicura di tutte quelle esistenti al mondo oggi; a questo proposito ha detto che la si potrebbe mettere anche in Piazza Rossa. Parlerò più tardi del ruolo di Aleksandrov, ma per me è importante che tu capisca che il problema principale era il ritardo di dieci anni. Poiché una volta accumulato tale ritardo, solo allora ci ponemmo la questione.

Nel mondo è stata sviluppata una linea di reattori incamiciati, simili ai nostri reattori di energia acqua-acqua VVER; come quello che doveva essere costruito vicino a Minsk ma che non verrà costruito. Tale tecnologia richiedeva una capacità costruttiva che l’Unione Sovietica non aveva. La costruzione in queste modalità richiede 2-3 anni. La fabbrica Atommash venne costruita appositamente per realizzare contenimenti per tali reattori alla fine mai implementati.

Ci rendemmo quindi conto che l’energia nucleare andava sviluppata, poi il compagno Slavsky, il ministro Costruzioni, presentò una proposta, in parallelo con i reattori VVER…

Adamovich: [chiede di spiegare l’acronimo VVER e le differenze dall’RBMK]

Legasov: Il reattore VVER è un grande recipiente metallico in cui la zona attiva è immersa nell’acqua. L’acqua si surriscalda; la pressione è di 170 atm. Il sistema a due circuiti riscalda l’acqua nel secondo circuito e l’acqua nel secondo circuito, trasformandosi in vapore, aziona la turbina. Il reattore RBMK è invece un reattore a circuito singolo. Ha molti canali di zirconio in cui l’acqua viene riscaldata utilizzando i pellet di combustibile e questa acqua entra immediatamente nella turbina e la aziona. Per questo motivo, nei reattori VVER, la potenza è limitata dalle dimensioni del recipiente del reattore, ma nei reattori RBMK, la potenza non è limitata da nulla. Prendi un enorme strato di grafite, fai dei buchi, inserisci i canali e ottieni più potenza.

Così, quando divenne chiaro che non c’era abbastanza energia in Unione Sovietica, allora Efim Pavlovich Slavsky, il ministro delle Costruzioni, disse: “C’è un modo per aiutare il paese”. Capisci? Questo tipo di dispositivo, l’RBMK, proveniva dal Ministero delle Costruzioni di media dimensione, dove molti di questi dispositivi erano costruiti per scopi speciali e funzionavano in modo peculiare. C’era l’approvazione militare di ogni componente d’equipaggiamento, personale appositamente addestrato, i più alti requisiti, eccetera. Questi sono gli stessi reattori industriali che hanno gli americani. Inoltre, non hanno contenimento perché sono grandi. Ma sono solo quattro, quelli americani. E il monitoraggio per ciascuno di essi è di altissimo livello.

Quindi, per il Ministero delle Costruzioni di media dimensione e, in questo senso, anche per Anatoly Petrovich Aleksandrov, c’era l’impressione che questo reattore, se esercìto correttamente e con affidabilità, fosse molto valido. Non appena il primo reattore del genere, il primo che collegarono vicino a Leningrado, a 100 chilometri da Leningrado, il primo reattore RBMK del genere… non appena iniziò a funzionare, si scoprì subito che il reattore era fatto male, che era difficile da controllare, che i suoi campi di neutroni iniziavano a “galleggiare”. Gli operatori erano tutti sudati; non potevano controllarlo a causa delle sue grandi dimensioni e delle peculiarità dei processi nucleari. Il livello di arricchimento del carburante doveva essere cambiato, ogni volta che qualcosa… Beh, nel complesso, dal momento in cui è stato lanciato, ci furono continui cambiamenti e alterazioni.

Eppure, poiché si erano persi dieci anni e perché non era necessariamente adottata la filosofia internazionale secondo cui ogni dispositivo dovesse trovarsi all’interno di un contenimento, questi dispositivi vennero introdotti nell’infrastruttura nazionale. E non sono stati costruiti dal Ministero delle Costruzioni di media dimensione, ma dal Ministero dell’Energia. Le centrali nucleari di Kursk, Chernobyl, Smolensk utilizzano tutti questi reattori RBMK. Tuttavia, sottovoce, tutti gli operatori, tutti gli ingegneri e gli esperti affermavano che questo reattore fosse molto difficile da controllare.

In termini economici, il costo energetico per chilowattora rispetto al consumo del carburante dell’RBMK era più o meno lo stesso di VVER, migliore per certi versi, peggiore per altri. Ma che fosse più difficile da controllare divenne chiaro. La cosa principale, e continuo a tornarci su, il crimine principale commesso fu quello di aver introdotto una filosofia criminale nell’energia nucleare sovietica, permettendo di costruire centrali, di qualsiasi tipo fossero, VVER o RBMK, senza contenimento. Se ci fossero dei contenimenti, allora RBMK semplicemente non sarebbe esistito; come non sarebbe successo in nessuna parte del mondo con un reattore di questo tipo.

Un altro errore è stato che adottando tale tecnologia è pericoloso non imitare il resto del mondo. Perché, dopo tutto, questa è una tecnologia pericolosa. Quando abbiamo a che fare con reattori di tipo VVER, possiamo attingere all’esperienza del mondo intero. Basta pensarci: noi abbiamo una dozzina di tali reattori, gli americani ne hanno novanta, gli inglesi ne hanno quaranta e i francesi sessanta. Ognuno accumula esperienza ed errori, esperienza che diventa patrimonio di tutta l’umanità. Ma per l’RBMK, inizialmente c’era solo la centrale di Leningrado e, sì, Chernobyl e basta. Questa è stata tutta l’esperienza e pensavamo di saperne abbastanza; non c’erano ulteriori informazioni disponibili da cercare. In seguito si è scoperto quanto ne sapessimo poco. Questa era la cosiddetta “strada per lo sviluppo”. In primo luogo, era nazionale, il che significava che non fosse supportata da alcuna esperienza internazionale. In secondo luogo, i paesi SEV non potevano essere consultati perché non disponevano di tale dispositivo. La filosofia stessa contraddiceva ciò che avevamo a portata di mano. Il design stesso aveva, direi, almeno tre difetti fondamentali. Li trovo mostruosi, li ho sempre trovati mostruosi. Quindi non guardarmi come una persona che… Il fatto è che il nostro istituto era diviso su questo reattore. E qui parlerò di Anatoly Petrovich.

Qual è la mostruosità dei suoi errori di progettazione a parte la filosofia del contenimento? La mostruosità degli errori sta nella filosofia della sicurezza. Perché dico questo? Perché essa non dipende da cosa si ha a che fare, sia esso un reattore nucleare, varia impianto biologico dove si propagano i virus, un impianto chimico o altro. Le decisioni tecniche specifiche variano ma la filosofia no. Perché si compone di tre elementi: un dispositivo massimamente affidabile, uno staff massimamente affidabile, e poi collocare tutto questo sottoterra con la massima affidabilità, in una roccia, sotto un contenimento. Questa è la filosofia che si applica a qualsiasi entità che renda affidabile il sistema. Ma anche con un design affidabile… Richiede che se si dispone di un qualche tipo di sistema di protezione di emergenza che ferma, ad esempio, un’auto, un treno o qualcos’altro, allora è necessario disporre di almeno due sistemi di protezione, i quali dovrebbero essere basati su principi fisici indipendenti e uno dei due sistemi non dovrebbe comunque dipendere dall’operatore. Questa è la legge della teoria della sicurezza.

Perché, poniamo, se l’operatore si ammala improvvisamente e non può premere il pulsante o altro, allora a causa di un superamento dei parametri, a causa di anomalie, il secondo sistema di protezione dovrebbe attivarsi automaticamente e autonomamente.

Il reattore RBMK ha un solo sistema di protezione, a differenza del reattore VVER, che è una flagrante violazione dei principi, il primo errore. Inoltre, se i progettisti del reattore RBMK o i colleghi del mio stesso istituto mi ascoltassero ora mi farebbero a pezzi, perché pensano che non comprenda la filosofia della sicurezza. Poiché il sistema di protezione di emergenza è costituito da 211 aste che vengono abbassate nel nocciolo, per loro è come avere 211 sistemi di protezione, non due; dato che quando vengono rimosse queste 211 barre, ognuna delle quali può assorbire neutroni quando viene calata nel reattore, per loro esse rappresentano 211 sistemi di sicurezza. Ma questa è spazzatura perché tutte queste aste vengono abbassate dall’operatore premendo un pulsante. Se l’operatore viene ucciso, si ammala o muore, tutte queste 211 aste rimangono al loro posto. Non riescono ancora a capirlo, o forse questa è solo una reazione di autodifesa. Ecco perché mi incalzano con una forza così terribile sotto questo aspetto.

Inoltre, quando è avvenuto l’incidente di Chernobyl, quando è stato necessario apportare modifiche, ho subito proposto un sistema di protezione indipendente a base di gas, ovvero iniettando nel dispositivo una sorta di capsula di gas. Non descriverò l’intera cosa in dettaglio qui. Lo accettarono con molta riluttanza, lo misero da qualche parte nei loro piani di attuazione per gli anni ’90 all’ultimo momento e iniziarono a correggere il secondo errore.

E il secondo errore di progettazione, a parte il fatto che non c’erano due sistemi di protezione ma uno, era che dovrebbe essere ovvio anche per un umanista che se la potenza si accumula a una certa velocità, se accade che un problema si aggravi a una certa velocità, allora è ovvio che il sistema di protezione debba agire più velocemente di quanto questo problema evolva nel sistema. Ma il loro era da cinque a sei volte più lento.

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