Archivi tag: un po’ mi vergogno (e voi non siete d’aiuto)

poesia 5.3.8.

è bella,
vero,
la sensazione
del primo peccaminoso
morso alla mela proibita,
e sì, è vero,
sono bellissimi
gli strilli infantili
che galleggiano
sui prati freschi di maggio,
così com’è
arrendevolmente bello
il tuo respiro che si fa profondo,
sempre più,
anticamera del tuo riposo
premonitore del tuo abbraccio
tiepido, solido e notturno,
meraviglia celata
all’ineluttabile, unica bellezza
sulla faccia sporca di questo stupido pianeta
del baciarti il cuore
pur trovandomi ad un
passo
dalla fine
tu, mia salvezza
mia sorgente
mia infinita
fonte
d’infinito.

firma Ale

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fuochi artificiali

non ripetermelo ancora
ho capito, i fuochi
vuoi vedere i fuochi artificiali
quelli del patrono
alla fine di questa giornata
estiva e torrida come da copione
e sempre come da copione
troveremo traffico
così come non troveremo posto
nè per l’auto nel parcheggio
nè per i nostri culi sull’erba
ma tu ci tieni
a questi cazzo di fuochi
e allora andiamo
andiamo, andiamo a vedere
i fuochi artificiali.

ma mentre guido
e tu canti sulla canzone della radio
penso
alla mia felicità per il tuo sguardo
illuminato da echi di bagliori
di scoppi colorati
e al dolore del non poter far altro
che accompagnarti su questa radura
ogni anno
per vedere questa banale sequenza
sempre uguale
quando il più grande spettacolo pirotecnico
se solo potessi affacciarti nella mia testa
nei miei nervi, nel mio sangue
lo vedresti in me,
quotidiano,
quando notturna
nuda
ti stendi
col tuo calore infinito
lungo il cielo buio,
inesploso,
della mia schiena.

firma Ale

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mi nascondevano Fausto Papetti

mi sono sempre
chiesto
ma Fausto Papetti
che faccia ha?
i miei,
quando ero piccolo,
avevano questi dischi
di Fausto Papetti
dove lui in copertina
non appariva
mai
perché al suo posto
c’erano sempre grosse tette
culi abbronzati
e trasparenze,
tante trasparenze
di tessuti leggeri
estivi
e dietro le trasparenze
sesso,
tanto sesso, delicatamente accennato,
e comunque fosse
(accennato o dichiarato)
i miei
‘sti dischi
me li nascondevano
sempre.

sì,
mi nascondevano Fausto Papetti
quegli stronzi dei miei
quando non c’era Internet
quando non c’era Youporn
quando il massimo
era
(se c’era)
un brandello strappato
e scolorito
di rivista porno
che per caso localizzavi
zampettando per il quartiere
vestito da boyscout.

Fausto Papetti
hai provato a spalancarci
gli occhi
sul mondo dorato
del meraviglioso corpo
di donna
e noi ragazzini ormai cresciuti,
sappilo,
ti applaudiamo commossi
e se tornerai a farti un giro,
sappilo,
ti metterò in cucina,
dove c’è luce,
dove c’è calore,
sopra il frigo
o comunque
in bella
vista.

firma Ale

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