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mi nascondevano Fausto Papetti

mi sono sempre
chiesto
ma Fausto Papetti
che faccia ha?
i miei,
quando ero piccolo,
avevano questi dischi
di Fausto Papetti
dove lui in copertina
non appariva
mai
perché al suo posto
c’erano sempre grosse tette
culi abbronzati
e trasparenze,
tante trasparenze
di tessuti leggeri
estivi
e dietro le trasparenze
sesso,
tanto sesso, delicatamente accennato,
e comunque fosse
(accennato o dichiarato)
i miei
‘sti dischi
me li nascondevano
sempre.

sì,
mi nascondevano Fausto Papetti
quegli stronzi dei miei
quando non c’era Internet
quando non c’era Youporn
quando il massimo
era
(se c’era)
un brandello strappato
e scolorito
di rivista porno
che per caso localizzavi
zampettando per il quartiere
vestito da boyscout.

Fausto Papetti
hai provato a spalancarci
gli occhi
sul mondo dorato
del meraviglioso corpo
di donna
e noi ragazzini ormai cresciuti,
sappilo,
ti applaudiamo commossi
e se tornerai a farti un giro,
sappilo,
ti metterò in cucina,
dove c’è luce,
dove c’è calore,
sopra il frigo
o comunque
in bella
vista.

firma Ale

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io te lo dico, sai

sì,
io te lo dico, sai,
mica c’ho paura
mica mi vergogno
a dirtelo,
figurati,
manco un po’.
però
aspetta solo un attimo,
lasciami respirare,
guarda da un’altra parte con
quegli occhi maledetti
e dammi il tempo
di scegliere bene che
parole usare,
perché sai,
a dirlo
son capaci
tutti
ma a dirlo bene
molto pochi
quindi un tentativo
lo voglio pur fare
nel cercare di dire
quel che devo dire,
sempre che spariscano
queste scosse del cuore
e queste lame nel cervello
così pieno, sai,
di parole da sputare,
che bruciano la bocca
come tizzoni di legna accesa.
ecco
spero fossi attenta
perché mi sa
che te l’ho detto.

firma Ale

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prima che poi

prima che poi
tu mi dica
è tardi
sappi
che sono quarantaquattro minuti
che sei in bagno
a pittarti la faccia
neanche nel pomeriggio
avessi uno shooting fotografico
con Helmut Newton.
no
non ce l’hai in agenda
uno shooting fotografico
ma sei bella
come la forza delle radici
che sottopelle
sollevano montagne
deviano fiumi
aprono buchi nell’asfalto morbido
dei pomeriggi estivi.
prima che poi succeda
che questa bellezza sfiorisca
lasciati fotografare,
magari non sarò Newton,
nè Helmut, nè tantomeno Isaac,
(forte, il cognome Newton)
ma dicevo,
magari non sarò Newton
però saprei fotografarti
però saprei calcolare la tua massa
insomma troverei un modo
per congelare
il gesto atletico
che il mondo intorno a te esegue
quando il tuo campo gravitazionale
passeggia per la strada.
prima che poi
tu mi chieda
di amarti
sappi che non è poi così
importante
almeno mai quanto
il brivido
di aspettarti fuori dal bagno;
prima che poi
tu mi chieda
se ti amo
fammi verificare
se anche questa volta
porca di quella troia
sei riuscita a farci perdere
l’ennesimo
aereo

firma Ale

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