come puoi
non amarlo
questo posto gabbiano
che strilla volando
nelle notti
dalle finestre spalancate
su noi
sull’estate
sui soffitti a cassettoni
sulle urla
di litigio
cariche di eros
come puoi non amarlo
questo posto galera
che imprigionandoti
t’accarezza
di una crema d’aria
vellutata d’amarezza
e di labili confini
tra i suoi massimi
e i tuoi minimi
come puoi non amarlo
questo posto inchiostrato
che ti guida la penna
come un binario morto
dal quale
partire
alla ricerca di vita
che immensa t’inebri
come puoi non amarlo
questo posto, dimmi
come puoi?
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non c’è morte a Trastevere
se temi la morte
c’è un posto
nel cuore caldo di Roma
dove il tempo non scorre
ma accade
in singoli istanti
di controllata isteria
dove il sole piove
colando sui muri
dove
perdendoti
trovi cinque minuti
che s’allungano docili
sotto i tuoi piedi veloci
perché sai
non c’è morte a Trastevere
nei suoi angoli sporchi
dietro i portoni marroni
nei profumi dei forni
e delle piante risorte
mai davvero sopite
in quell’eterna
stagione
che vige in Trastevere
tra strepitii e baraonde
dove tutti
vivon sospesi
come palloncini di ferro
che non scoppiano mai.
prima che Roma arda
prima che Roma arda
e bruci notturna
rovinandoci sonno e sospiri, e dubbi
che galleggiano inerti
sulle nostre lenzuola leggere
sappi
che troveremo il modo di guastarli noi stessi
senza il bisogno di offendere
un’intera città
comunque destinata al sole
disinfettante ed incendiario
di questi nostri giorni
infiniti e salvifici
d’estate
e vita.
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