Archivi tag: un po’ mi vergogno (e voi non siete d’aiuto)

ancora riecheggia (mi sei cara)

mi sei cara
sai
come le puntine da disegno
e la boccetta d’inchiostro nero
del mio scrittoio, pur
non avendone uno
ma se ce l’avessi
mi saresti cara così.

mi sei cara,
pensa,
come l’ultimo gradino
di una scalinata che porta
a una chiesina di montagna,
come l’acqua di mare
che si asciuga, come
sbagliare un pronostico
senza averlo scommesso,
come quando facendo benzina
riesco a mettere un importo
tondo
tondo.

cosa ridi,
come le rondini nelle mattine di maggio
mi sei cara
come il ponentino le sere di agosto
mi sei cara come lo stupore di un bambino
di fronte al suo primo arcobaleno
come il ruscello fresco
dei miei pensieri mentre mi addormento
cosa ridi
che mi sei cara
come la cenere
il pesce
il temporale
il bestiame
mi sei cara
come l’aria nei polmoni
del mio primo vagito
che ancora riecheggia
acuto, intatto e luccicante
del cromo fresco
dei tuoi
sorrisi.

a mia madre
firma Ale

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prima che poi

prima che poi
tu mi dica
è tardi
sappi
che sono quarantaquattro minuti
che sei in bagno
a pittarti la faccia
neanche nel pomeriggio
avessi uno shooting fotografico
con Helmut Newton.
no
non ce l’hai in agenda
uno shooting fotografico
ma sei bella
come la forza delle radici
che sottopelle
sollevano montagne
deviano fiumi
aprono buchi nell’asfalto morbido
dei pomeriggi estivi.
prima che poi succeda
che questa bellezza sfiorisca
lasciati fotografare,
magari non sarò Newton,
nè Helmut, nè tantomeno Isaac,
(forte, il cognome Newton)
ma dicevo,
magari non sarò Newton
però saprei fotografarti
però saprei calcolare la tua massa
insomma troverei un modo
per congelare
il gesto atletico
che il mondo intorno a te esegue
quando il tuo campo gravitazionale
passeggia per la strada.
prima che poi
tu mi chieda
di amarti
sappi che non è poi così
importante
almeno mai quanto
il brivido
di aspettarti fuori dal bagno;
prima che poi
tu mi chieda
se ti amo
fammi verificare
se anche questa volta
porca di quella troia
sei riuscita a farci perdere
l’ennesimo
aereo

firma Ale

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silenzio

e tu
guarda bene,
che è nel silenzio
che nasce l’alba,
avvolgendo
l’ultima mezzaluna di buio
della notte che muore.
è nel silenzio
ad annidarsi la verità del mondo,

dove ogni cosa
ha nome proprio
il silenzio è apocalittico
oppure, se credi,
stucchevole e morbido
tale l’abbandono nel sonno,
un bambino.

sai
ci sono passate sopra
come nuvole
milioni di notti silenziose
cercando assieme, invano,
il silenzio assoluto
cristallino
quello delle montagne e delle rupi
quello dei templi
quello delle valli e delle malghe
quello delle sordità, o della solitudine
ma trovammo solo vuoto
e mai essenza,
mai, sostanza.

fu poi
(buffo)
solo nel fragore
da noi stessi cercato
da noi stessi prodotto
nel nostro unirci, dividendoci
ad emergere brillante come una scheggia argentea
dall’acqua scura di una grotta
il silenzio che tutto avvolge
che tutto spiega,
è in noi
è in te
il silenzio,
è nel demonio dei tuoi lombi
il silenzio,
è di quello
infinito
mentre ci baciamo
mentre smarriamo i contorni delle nostre labbra
delle nostre lingue
delle nostre anime perse
inevitabilmente
per sempre, in un momento che si allunga
annegando
nel silenzioso infinito del prima
e soprattuto
del dopo
te.

firma Ale

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