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a te intorno

goditele
le pozzanghere che si asciugano
tra i tuoi passi affrettati
goditeli
i passanti trafelati
immobili negli sguardi
gonfi di sonno e di sogni
goditelo,
lo scivolare nell’aria
della sottile scimitarra
di pane caldo che taglia l’inverno
su quell’angolo tra Montparnasse e Daguerre
che ti aspetta in agguato
e dal quale tu sempre fuggi,
tu,
da sempre,
che ti sciogli in vento e pioggia
quasi fossi
un temporale.

“accidenti”,
e così, a quanto pare
hai perso anche l’ultima corsa
e dunque piangi
senza guardare alla fortuna
di quei minuti regalati
buoni per accomodarsi
e godere del viaggio
inconsapevole
che sfreccia nel tempo
immobile
che propone dal finestrino
meraviglie che ti passano accanto,
quotidiane,
di cui goderne
solo imparando a dire di sì
a questi attimi di torrida bellezza
celati negli angoli acuti
di ciò che da sempre
si nasconde in piena vista.

firma Ale

[le altre]

avrai sempre

avrai sempre fame
sete
freddo
caldo
una bolletta da pagare
una parola da non dire
un sogno da temere
il tempo da buttare
la voglia di scopare,
avrai sempre
le lacrime contate
le tasche vuote
e quel muro
sporco
da ripitturare
da affrescare
pensando a Michelangelo
pensando a Raffaello
o solo
all’omino in bicicletta
del pennello Cinghiale
di quando
eri piccolo,
di quando avevi sempre
tuo nonno
tua madre
il tuo giocattolo
il tuo piedino che non ci entrava
tutto
in bocca
e l’inconsapevolezza
disperata
che avresti avuto
come avrai sempre
vita
finchè morte
non ti separi

firma Ale

[le altre]

silenzio

e tu
guarda bene,
che è nel silenzio
che nasce l’alba,
avvolgendo
l’ultima mezzaluna di buio
della notte che muore.
è nel silenzio
ad annidarsi la verità del mondo,

dove ogni cosa
ha nome proprio
il silenzio è apocalittico
oppure, se credi,
stucchevole e morbido
tale l’abbandono nel sonno,
un bambino.

sai
ci sono passate sopra
come nuvole
milioni di notti silenziose
cercando assieme, invano,
il silenzio assoluto
cristallino
quello delle montagne e delle rupi
quello dei templi
quello delle valli e delle malghe
quello delle sordità, o della solitudine
ma trovammo solo vuoto
e mai essenza,
mai, sostanza.

fu poi
(buffo)
solo nel fragore
da noi stessi cercato
da noi stessi prodotto
nel nostro unirci, dividendoci
ad emergere brillante come una scheggia argentea
dall’acqua scura di una grotta
il silenzio che tutto avvolge
che tutto spiega,
è in noi
è in te
il silenzio,
è nel demonio dei tuoi lombi
il silenzio,
è di quello
infinito
mentre ci baciamo
mentre smarriamo i contorni delle nostre labbra
delle nostre lingue
delle nostre anime perse
inevitabilmente
per sempre, in un momento che si allunga
annegando
nel silenzioso infinito del prima
e soprattuto
del dopo
te.

firma Ale

[le altre]