Basta: comincia.

Basta, dare sempre la colpa agli altri e mai a te stesso.
Basta, pensare che tutto sia dovuto.
Basta, aspettare che qualcosa o qualcuno venga in tuo soccorso a soddisfare le tue aspettative.
Basta, convincersi che noi siamo l’Italia e quindi questo ci dia un diritto naturale di qualche tipo.
Basta, essere superficiali e buttare via il proprio tempo (ehi: il tuo tempo è limitato).
Basta, esser convinti che uno smartphone ci dia contatto col resto del mondo, quando poi non salutiamo neanche il vicino di casa e non scambiamo due parole con l’edicolante.
Basta, essere ignoranti e cullarsi d’esserlo.
Basta, sguazzare nella superficialità ed ignorare volontariamente come la cultura sia il punto di partenza per qualunque traguardo ci si ponga.
Basta, non credere nella politica.
Basta, pensare che la crisi sia qualcosa di astratto che “prima o poi passerà”.
Basta, non impegnarsi in nulla, non informarsi, non sforzarsi di ascoltare e capire il prossimo e il mondo che ci circonda.

Comincia a prenderti qualche cazzo di responsabilità.
Comincia a chiederti se tu non stia buttando via il tuo tempo migliore giocando alla fattoria virtuale, a chattare con uno che non sai neanche che odore ha, a scattare foto di cessi pubblici per condividerli in rete e sentirti “originale”.
Comincia a rimboccarti le maniche e se una cosa non ti piace, cerca di capire perchè è arrivata ad esser com’è e come puoi contribuire a cambiarla.
Comincia a sentirti Italiano, inteso come prodotto delle generazioni e ai grandi uomini che ti hanno preceduto, e agisci nel rispetto di quella gente, e di te stesso.
Comincia a cazzeggiare di meno su Internet e ad usare la rete in modo più proficuo ed intelligente, informandoti, approfondendo, proponendo le tue idee e, se non ne hai, guarda meglio: qualcuna, anche stupida, in fondo all’anima ce l’hai certamente.
Comincia a dire buongiorno e buonasera a chi incontri e smetti di tenere la testa bassa verso lo schermo del tuo cellulare come un cinghiale in cerca di cibo. Intavola una conversazione! Non sei connesso con tutto il mondo: sei solamente ogni giorno un po’ più solo e neanche te ne rendi conto.
Comincia a imparare delle cose nuove, fosse anche solo come si monta un rubinetto.
Comincia a impegnarti nel formarti una cultura, leggi, studia, guarda film e circondati di persone migliori di te, che ti diano ispirazione; se questo ti causa fatica, rallegrati! Sei sulla strada giusta: essere una nullità è la cosa più leggera del mondo, essere una persona migliore costa fatica. Come quella che fai in palestra per farti uscire una parvenza di tartaruga.
Spegni quella cazzo di TV, o almeno guarda i programmi giusti, perché ci sono. SI: ci sono, ma li devi cercare. Quelli in bella vista sono solo strumenti in mano di chi ti vuole capra per il resto dei tuoi giorni.
Comincia a leggere qualcosa che non sia un fumetto.
Comincia a informarti di politica, invece di lamentarti. Muovi il culo, fai delle scelte, approfondisci i temi, fai tu stesso politica, anche semplicemente ragionando di più quando scegli un prodotto al supermercato: anche quella è politica. I cambiamenti possono (e talvolta devono) venire dal basso. I politici non siamo altro che noi, sono la nostra proiezione. Se offendi la politica perché ti fa ribrezzo, ma non fai nulla perchè cambi, stai solo offendendo te stesso.
Comincia a convincerti che questa crisi non è cosa astratta e passeggera; convinciti inoltre che il ripetere “l’hanno causata altri” non lo renderà un fatto di verità. La colpa è anche tua: per essere stato superficiale, per non esserti informato, per aver lasciato che certi soggetti avessero il potere di piantare i semi della crisi nel nostro campo, per aver ignorato i suoi primi sintomi nella speranza e convinzione che “tanto qualcuno interverrà”.
Qualcuno chi?

La crisi non è solo nel mondo che ti circonda, ma anche dentro di te e, realizzalo, ne sei parte attiva, ne sei carburante con la tua indolenza e pigrizia mentale. La crisi non è solo economica, ma è anche relazionale, culturale, di ideali.
Non si riparte con iniezioni di liquidità monetarie, con la riduzione degli spread o degli spritz o con gli aiuti alle banche.
Forse si riparte anche da lì, ma certamente non solo da lì.

Si riparte remando tutti assieme. Non ci si può voltare da un’altra parte, perchè stavolta ci rimetteremo tutti.

Sentiti in colpa, quando perderai del tempo parlando sempre e solo di cazzate.
Sentiti in colpa, quando incontrerai una cosa che non conosci e dirai “ah ma io questa cosa non la so fare”, per poi abbandonarla.
Sentiti in colpa, quando cliccherai su “condividi” sull’ennesima immagine del cane che fuma, del gatto che balla o del pappagallo che rutta, ma non a quello di un articolo di denuncia, quello di un approfondimento di qualsiasi tema d’interesse culturale o quello di una richiesta di aiuto da parte di chi è vittima di ingiustizie, del caso o dell’uomo.
Sentiti in colpa, quando vedi uno per strada piangere e non ti fermi per chiedergli “cosa c’è?”, ma tiri dritto con la musica a tutto volume nelle cuffie e twitter sullo schermo del telefono, dove divertito cazzeggi con hashcode tipo #lemiglioricazzatedeglianni80 o #assurditàdeifilm o #chimistapiùsullepalle. Tu, mi stai più sulle palle.
Sentiti in colpa, quando capirai che il silenzio di un amico è solo il riflesso del tuo.
Sentiti in colpa, quando guardi per ore gente stupida litigare in televisione.
Sentiti in colpa, quando la tua ultima occasione è la resa mistica, nel silenzio della notte nel tuo letto, pregando perchè le cose cambino, quando il primo agente di cambiamento, sei tu null’altro che tu.

Quando non fai nulla per cambiare le cose, sentiti in colpa.
Oppure non sentirtici. Ma non lamentarti mai più, nemmeno per un istante, nemmeno nell’intimità del tuo pensiero

firma Ale

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