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Stazione Termini

Termini

e tu,
tu, da dove spunti
prima di Garbatella, non c’eri
son sicuro
e ora, tra Piramide e Circo Massimo
mi appari davanti
col trolley al tuo fianco
aggrappata al corrimano
come una giovane statua della libertà
e la metro corre, tu-tum
e io ti guardo, mentre mi guardi
vuoi forse il mio posto?
o semplicemente vuoi che scenda
perché ti disturbo la vista
oppure pensi sia un maniaco
perché ti fisso
perché sei in piedi
perché sei bella
perché
sei bella.

tu-tum
tu-tum
la metro corre
e Termini,
Termini s’avvicina
perché è lì che scenderai
lo capisco dalla valigia
e chissà dove andrai
chissà da chi vai
e con chi, vai
ma poi, poi mi sorridi
come la cassiera di una biglietteria
e realizzo
che sei venuta a prender me
era un appuntamento
questo tuo apparire improvviso
e io non son pronto, ma m’arrendo comunque
perché mal che vada
saremo gli ennesimi compagni di viaggio
di un viaggio sconosciuto
senza scelta
né destinazione
che arriva e parte, come sempre
da Termini.

firma Ale

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dal bosco, all’alba

questo cielo serale
che promette e non mantiene
questa corda che stringe ma non lega
questi denti, e le labbra
e le corse a perdifiato
all’uscio della casa dalle pareti di vetro
elevata a mezzo metro dal suolo
in questo bosco di conifere
dove nasconderci, al crepuscolo civile
come scintillanti chiodi nuovi
spinti a fondo
in sporche assi di legno antico.

hai occhi che non ammettono attese
tu
in questo luogo
così esposto agli sguardi
ed ai venti che spirano da nord
guardandomi guidare bendato
nel buio di questa notte
piena di nulla
piena di noi
domandati
(e semmai dimmi)
se non sia forse l’ombra lunga
dell’alba
quella che si stende sul prato
sul quale cammino scalzo
di ritorno
alla città.

con dedica a Philip Johnson
firma Ale

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