Archivi tag: esistenza

una mas

il primo sorso
poi el segundo
un tizio con la giacca color cammello
un foular al collo
e molti baffi, folti e grigi
una ragazza grassoccia, bionda, riccia
strizzata in pantaloni troppo stretti
una torre dritta, rossa, campanaria
alberi inclinati, due fiamme
cinque anziani su una panchina
uno col bastone
due con le stampelle
e il mio boccale già vuoto a metà
le bandiere catalane alla finestre
dei bimbi stupendi
la tua magnifica assenza
le sigarette che ora fumerei
sino all’ultimo sorso,
casa.
la voglia di tornare
quella di restare
(hola, gracias, no entiendo, una mas)
l’anello al mio pollice e la mia Bic quasi finita
il canovaccio bianco
del mio tempo prezioso, migliore
l’esserci ora
il saperlo
il goderne.

Plaça de la Vila de Gràcia, Barcellona, 26 Aprile 2015
firma Ale

lettura >

[le altre]

l’eucalipto

ritto, umido,
sull’uscio della chiesa
(perché dentro non so stare)
tra parole vuote e coreografie
preferendogli, qui fuori
la vista appropriata di quest’eucalipto
spazzato da vento e pioggia
e piegato sino a terra
intingendo nel fango le foglie
come in un calamaio
la mia penna svuotata di parole,
e me lo guardo ancora un po’
questo albero piegato, aspettando
che finiscano temporale e spettacolo teatrale
quando mi s’avvicina uno che
come me, mal sopporta
e che mi guarda, e poi fa
“hai visto, dentro prende 4G”
e improvviso mi sale
che piovesse più violento
che soffiasse più spietato
e si scoperchiasse la chiesa
e volasse via il morto e tutti i vivi
sotto gli occhi curiosi e divertiti
di un eucalipto indomito
che se ne frega
dei nostri finti dolori e riti
ché lui pensa solo a imbellettarsi
ché lui pensa solo ai matrimoni
quelli con la sposa in bianco
in magnifiche
giornate di sole.

firma Ale

[le altre]

ci sono già le fragole

febbraio
ci sono già le fragole
in questa città piena di freddo
di miserie
e di guanti spaiati
rosse, sono
e acerbe
e scialbe
scialbe come questi giorni di gesso
acerbe come questa primavera
che non ci riguarda
ché non è tempo, ché non è aria
e rosse
come i papaveri di maggio
che battono i cigli delle strade periferiche
tra puttane, immondizie, immonde verità
apparse allo sciogliersi della neve che
queste fragole fragili e abusive
non sanno asciugare,
piccoli proiettili primaverili
esplosi a salve
contro noi infreddoliti
noi inermi obiettivi
impazienti
per una fine dell’attesa
che stavolta
non sia come queste,
stupide,
fragole di serra.

firma Ale

[le altre]