ho amato e amo Roma. come niente. come nessuno.
ne amo l’odore dei marciapiedi del centro e delle graminacee che infestano quelli delle periferie in primavera. amo gli ampi viali colmi di traffico diurno ed i piccoli vicoli deserti nelle notti invernali. amo il suono costante della sua vitalità interminabile come amo il silenzio di certe cantine e sottotetti nascosti alla vista. amo la gente tanto scostante e dai modi distaccati e pigri quanto accesa se interpellata, stuzzicata, ammaliata. amo i temporali africani nei quartieri sud mentre a nord il sole cuoce gli asfalti offesi. amo la sua forma circolare, ruota sempre mossa di un movimento che non la sposta mai dalla sua sublime culla naturale. amo la lama d’acqua bionda che la taglia in due e le sue sponde piene di miseria e di bellezza che si alternano ansa dopo ansa, ponte dopo ponte, era dopo era. amo il sopra e il sotto, dal cielo che ti affoga di sfumature fin giù al denso sottosuolo che sbircia sotto le gonne di donne che sui suoi lineamenti di sanpietrini camminano leggere ed inconsapevoli. amo i tempi lunghi, le attese infinite, i ripensamenti, i litigi caldi e freddi, l’insieme di paesi che la compongono pur rimanendo metropoli agli occhi di chi, forestiero, la vive per la prima volta o di chi ci muore, figlio suo, dopo una vita fortunata. amo di lei le mille razze, la luce e il buio, lo scintillio e lo squallore, i cani e i gatti randagi, i palazzoni, le palazzine, le ville, i chiostri. non è stazione di campagna ma snodo, è una pioggia mentre nuoti, è fulmine che colpisce duro ma che illumina anzichè uccidere.
è tutto e il contrario di tutto.
è Roma, ed io l’amo.