l’eucalipto

ritto, umido,
sull’uscio della chiesa
(perché dentro non so stare)
tra parole vuote e coreografie
preferendogli, qui fuori
la vista appropriata di quest’eucalipto
spazzato da vento e pioggia
e piegato sino a terra
intingendo nel fango le foglie
come in un calamaio
la mia penna svuotata di parole,
e me lo guardo ancora un po’
questo albero piegato, aspettando
che finiscano temporale e spettacolo teatrale
quando mi s’avvicina uno che
come me, mal sopporta
e che mi guarda, e poi fa
“hai visto, dentro prende 4G”
e improvviso mi sale
che piovesse più violento
che soffiasse più spietato
e si scoperchiasse la chiesa
e volasse via il morto e tutti i vivi
sotto gli occhi curiosi e divertiti
di un eucalipto indomito
che se ne frega
dei nostri finti dolori e riti
ché lui pensa solo a imbellettarsi
ché lui pensa solo ai matrimoni
quelli con la sposa in bianco
in magnifiche
giornate di sole.

firma Ale

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