Andrej

se questo treno
elegante e velocissimo
non fosse quel che è
e quel che vedo lontane
non fossero vacche
fattorie
auto
campi
alberi
torrenti
cappelli da contadino
dolci colline,
amare cantine
ma piuttosto fossero i ricordi
gli errori
i denti cariati
della vita disperata di un astronauta russo
(Andrej, si chiamava)
abbandonato da uno stupido generale moscovita
a galleggiare
come un satellite artificiale guasto
nell’orbita bassa della terra
annaspando
morendo
che disperse il suo lascito per me, questo viaggio verso casa
verso la città, la tana, il cuore
dimmi Andrej
vuoi un’assoluzione?
una seconda chance?
mi dispiace, perdonami
certo anche tu
proprio a me vieni a domandare
io che cerco un’assoluzione
io che cerco seconde chance
quindi non me ne avere
se quanto farò stasera sarà solo
stapparne una buona,
dedicartela
berla
ed assolvere me stesso.

firma Ale

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